mercoledì 16 maggio 2007

IRENE GRANDI vs. BAUSTELLE

Irene Grandi ed i Baustelle sono compagni di casa discografica. Major. Sembrerebbe normale, dunque, l’uscita del singolo “Bruci la Città” scritto da Bianconi (Baustelle) e cantato dalla Grandi. Invece normalissimo non lo è affatto. Per un paio di motivi che desidero porre come premessa, prima di effattuare una breve disamina del brano. I motivi della non normalità di tale collaborazione risiedono nel fatto che i due artisti coinvolti provengono da ambienti opposti, quando non in antitesi l’uno dall’altro. Irene Grandi è stata sempre supportata, se non creata, da un’ etichetta multinazionale “major”, ed ha sempre cantato canzoni firmate da autori dai grandi numeri come Vasco Rossi, ha sempre goduto inoltre di grande promozione radiofonica e televisiva. I Baustelle al contrario provengono dall’ambiente “indie”, il quale molte volte risulta alternativo, in accezione positiva, rispetto ai prodotti preconfezionati e pre-consumati delle multinazionali del disco. Questo pur rimanendo un “mercato” con regole identiche a quello “major”. È interessante notare come i Baustelle abbiano ottenuto risultati alquanto lusinghieri sul piano della popolarità e forse anche delle vendite, non appena abbiano ottenuto l’appoggio promozionale che la Grandi ha da dieci anni. Con risultati non proprio brillanti. Ecco quindi che questa collaborazione crea una sorta di cortocircuito abbastanza provocante, quando non provocatorio, nei confronti degli amanti della musica indie. Ed è forse qui che risiede l’ottusa strategia di mercato della major di turno. Detto questo, passiamo alla disamina musicale.
La prima cosa che penso, ascoltando il brano, è che la canzone l’abbia scritta Vasco Rossi. Ma ciò è dovuto alla voce scartavetrata della Grandi. Poi penso che c’è un accordo da qualche parte che è messo lì proprio per creare un senso di “o’famo strano”. Poi scopro che la canzone l’ha scritta Bianconi. E da quel momento capisco quanto la melodia sia Baustelleiana. Dopo parecchi ascolti concludo che, la voce della Grandi rovina un po’ tutto, ed anche l’arrangiamento è un po’ troppo radiofonico. Mi sembra che Irene urli un po’ troppo e canti il brano con un’ aria sbarazzina che non si confà affatto con un testo splendidamente crudo e pessimista.
Concludo infine che, purtroppo, nonostante l’appetibile appeal (!?) della collaborazione, questo singolo non aggiunge niente a quanto fin qui detto musicalmente dai Baustelle, né lascia intravedere nulla sul futuro di tale discorso musicale. Purtroppo non aggiunge nulla nemmeno alla carriera di Irene Grandi, se non un ulteriore singolo radiofonico impacchettato bene e proposto ruffianamente meglio.Peccato, perché il testo merita davvero attenzione. Bruci la città, quindi, e con essa anche il vetusto mercato musicale.
In sostanza: brucino le major.

2 commenti:

brassy ha detto...

L'arrangiamento non dice niente.
Il testo sembra uno scarto della malavita. La malavita non aggiunge nulla di nuovo all'immaginario baustelliano.
Ergo, chi potrà cadere nella trappola (ma di quale trappola stiamo parlando?, se F. Bianconi praticamente deciso di dedicarsi a questo nella vita è solo il suo lavoro)? Solamente quelli per cui l'unkool è cool. Insomma, 'ste pippe mentali qua.

brassy ha detto...

E basta con questa storia che le major sono il male.